CAVALLO FERRATO E/O CAVALLO SCALZO ?

Cavallo scalzo e/o Cavallo ferrato?

La gestione di un cavallo non riguarda solo l’alimentazione, o il rapporto che abbiamo con lui, la gestione del cavallo è anche la scelta – che deve essere consapevole – se, averlo scalzo o ferrato.
La ferratura non è invenzione recente, tutt’altro è però più “moderna” dell’imboccatura che invece è attestata già dal 6000 a.C. come appurato dai ritrovamenti nei tumuli Sciiti in Anatolia.
Gli egizi, i sumeri, i babilonesi fino ai romani, non ferravano i cavalli e anzi gli era estranea questa pratica, anche se già i romani facevano uso di un rudimentale ipposandalo, d’altronde bisogna anche analizzare l’uso del cavallo che ne facevano, perché in area mediorientale il cavallo più che essere montato era attaccato, con i greci si incomincia ad aver chiaro il concetto di equitazione e di un uso montato razionale.
I grandi esempi dell’antichità di uso tattico della cavalleria la abbiamo con i numidi che non solo avevano i cavalli scalzi, ma montavano anche senza finimenti, ma anche lì dobbiamo vedere la razza dei cavalli utilizzati dai numidi.
I romani che avevano si, reparti di cavalleria, utilizzavano però il cavallo in modo maniacale per le corse nei circhi.
E i cavalli lì, erano scalzi.
La ferratura fa il suo ingresso nel momento in cui l’Equitazione assume i contorni militari più complessi a partire dall’avvento della staffa.
Se i Romani abbandonano l’uso dell’heippion greco e arrivano a concepire una sorta di sella primitiva, dobbiamo arrivare alle staffe perché il cavaliere militare abbia una sua stabilità e soprattutto si rimodula l’utilizzo del cavallo in guerra.
Sebbene gli Unni, i Visigoti e i Longobardi non avevano i cavalli ferrati, la ferratura incomincia ad apparire dal VII secolo in poi.
Perché nasce la ferratura?
Perché molti cavalli non hanno un’unghia abbastantemente dura per sopportare tragitti di lunga distanza, avendo il peso aggiuntivo del cavaliere sulla schiena che volente o non volente ne apporta con la sua postura dei disequilibri che il cavallo cerca di “sopportare” equilibrandosi da se.
Ci mettiamo poi difetti di appiombi, di zoccolo e alla fine la ferratura è divenuta pratica comune, anzi la ferratura ha poi sviluppato una branca che viene definita “ferratura ortopedica” che è una vera e propria scienza in cui noi italiani eccellevamo con la Scuola di Mascalcia a Pinerolo, oggi vergognosamente abbandonata.
Giustamente popoli come il mongolo, l’indiano d’America e l’arabo, non conoscevano la ferratura, ma nei secoli con i loro cavalli (e eccezion fatta dei nativi americani) hanno soggiogato il mondo in epoca medioevale.
Oggi il concetto di cavallo scalzo – mi si consenta il gioco di parole – ha preso piede anche in Italia, ma come sempre accade molte volte è messa in pratica in modo superficiale.
Avere il cavallo scalzo o ferrato non è né giusto né sbagliato, ma questa filosofia, va giustamente applicata a seconda dei casi.
Ricordiamoci sempre che ciò “che è giusto” non sempre è corretto e buono, perché molte volte le esigenze del cavallo non sono correttamente comprese e si rischia inavvertitamente degli errori grossolani.
Lo zoccolo del cavallo ha avuto una evoluzione di circa 65 milioni di anni e rappresenta una sorta di pompa cardiaca aggiuntiva, e non solo, ma non tutti i cavalli hanno la stessa robustezza di unghia, alcuni l’hanno durissima come gli arabi, alcuni molto morbida come i PSI, altri ancora di media durezza come i Murgesi e così via, c’è poi il fattore alimentazione e non ultimo, la razza di appartenenza, dove è stato allevato il cavallo, come è stato allevato e su terreni ha mosso i primi passi.
I fattori di discrimine per decidere se ferrare un cavallo o no, quindi sono tanti, ma quello più importante è “l’utilizzo” del cavallo (lo so brutta parola, chiedo scusa) che noi si va a fare.
Personalmente ritengo che questo sia il punto nodale della questione.
Se io, non faccio trekking e nemmeno passeggiate che implicano terreni duri, sassosi, o non percorro strade asfaltate e acciottolate, posso anche avere i cavalli sferrati.
Quindi la mia preghiera che rivolgo agli appassionati che amano il loro cavallo è:
– prima di decidere se avere il cavallo sferrato o ferrato, fare una attentissima analisi e vagliare moltissimi aspetti, perché molte volte è accaduto che gente con i cavalli scalzi durante un trekking, si sono ritrovati i cavalli azzoppati con i piedi a sangue.
Per avere il cavallo scalzo non è che dall’oggi al domani, si piglia e si toglie i ferri, bisogna vagliare attentamente.
Se fate caso, io non condanno ne l’una, ma nell’altra pratica, ma essendomi caro il cavallo sopra ogni altra cosa, non prendo posizione in modo dogmatico in quanto in gioco c’è il benessere del cavallo stesso e in alcuni casi, la ferratura è necessaria.
Garantire il benessere del cavallo significa provare le sensazioni che prova il cavallo in relazione a ciò che gli accade e se quello che prova il cavallo è sofferenza allora dobbiamo porci delle domande se le nostre scelte siano giuste o no.
Molto spesso, quando si tratta di cavalli, vengono coinvolti i nostri sentimenti, e appunto per questo bisogna saperli analizzare molto bene.
Se un cavallo è sereno, felice, spensierato e galoppa tranquillo con i ferri, perché gli occorrono per il suo bene, lo si deve ferrare.
Se un cavallo è sereno, felice, spensierato e galoppa tranquillo senza ferri, perché non gli occorrono si può anche tenerlo scalzo.